sábado, 14 de enero de 2012

ENTREVISTA EN LA UNIVERSIDAD DE LA CALABRIA.

UNIVERSIDAD DE LA CALABRIA

FACULTAD DE LITERATURA Y FILOSOFÍA

por Antida Vetrano


—Antida: CRONICA POETICA DEL HUILA è un saggio contenente il suo pensiero critico?


—W. M. Chavarro: Questo libro è un lavoro di raccolta di scrittori della regione colombiana Huila, ma non sono io l'autore; è un libro di un mio amico scrittore: Pedro Licona.


—Antida: Lei si identifica nelle ideologie di qualche corrente letteraria?


—W. M. Chavarro: Ho sempre amato la narrativa, soprattutto la poesia narrativa, vale a dire quella poesia che racconta di grandi cose, epica, novelle, quella scritta con il sangue. La poesia fotografica, quella del semplice istante, dell'amore effimero, mi annoia. Quando scrivo poesie stilo relazioni. ANIQUIRONA può essere intesa come una novella, così come SCHUAIMA Y MEMORIAS. Nelle mie novelle l'elemento principale è la poesia. Deve trattarsi di opere di essenza, di naturalezza letteraria. Mi piacciono Milton, Dante, Apuleio e Virgilio. La mia poesia si propone di definire un mondo strettamente personale, intimo, e ciò è possibile solo attraverso la narrativa. Non mi identifico in nessuna corrente o scuola, anche se devo dire che amo il Romanticismo tedesco, il Simbolismo francese, il Surrealismo. Una delle caratteristiche della post—modernità è che le correnti o le scuole sembrano aver perso la loro importanza, il loro dinamismo. La mia unica scuola o corrente è la parola.


—Antida: Ha un elemento naturale (Aria, Terra, Acqua, Fuoco) preferito che usa di più nelle sue poesie?


—W. M. Chavarro: Direi che tutti gli elementi sono compresi nella mia poesia, ma non solo, poiché attribuisco grande rilievo anche agli elementi primordiali. Ed ai quattro elementi naturali ne aggiungerei un quinto: l'etere. Nelle mie poesie, l'aria ha un ruolo fondamentale, come l'acqua. Inoltre, in esse sono presenti anche il fuoco o la terra, magari in maggiore o minor misura, questo non saprei dirtelo con sicurezza. Fin dalle sue origini, per mantenere un giusto equilibrio, una giusta corrispondenza, tutta la poesia del  mondo gioca e si equilibria grazie alla presenza di tutti gli elementi naturali e primordiali, trasformandosi in personaggi, voce viva, corpo e materia, spirito.


—Antida: Cos'è che l'ha spinta a scrivere A EVA EN EL DESTIERRO?


—W. M. Chavarro: In primo luogo, il rispetto che ho per la donna. Ella è stata esclusa dalla società maschile di quasi tutte le epoche. Curiosamente, uno dei fattori che ha provocato questa esclusione, è stata la religione moderna. Se ricordiamo, la donna anticamente godeva di gran rispetto, ne sono esempi le religioni egizia o greca. La donna venne associata alla natura con il mito della creazione che la collocò in uno scenario privilegiato rispetto agli uomini. In seguito, con l'"intrusione" maschile nel mondo religioso, la donna fu emarginata fino a poco tempo fa. Per questo, ella ha un ruolo fondamentale nel mio libro, il ruolo che merita, come soggetto e non oggetto. Inoltre, come gli altri personaggi biblici in MEMORIAS DE ALEXANDER di Brucco, la donna è senza peccato né condanna o persecuzioni ideologiche. E' un personaggio primordiale, vista con gli occhi del sogno e del poetico.


—Antida: Come mai proprio una poesia su Eva?


—W. M. Chavarro: I miei personaggi biblici, come Eva, Mosè, Abramo, Giacobbe, Giuda, appartengono ad un mondo che si chiama Schuaima. Sono i miei personaggi fondamentali. E' ovvio che ciò potrebbe essere collegato alla Bibbia, ma non mi crea alcun problema. Quello che avviene è che tali personaggi sono spogliati dal rigore del cattolicesimo, del cristianesimo. I miei sono uomini che vogliono liberarsi, che lottano contro paradigmi e dogmi, che non si conformano con la distorta costruzione del canone religioso. Da qui Giuda capisce il suo ruolo, Eva tiene mele sotto braccio ed Abele celebra la sua morte, avvenuta per mano di suo fratello. So che niente si contraddice fino a che non interagisce, non credo nelle polarità, nei principi negativi né in quelli positivi, nè nella verità assoluta.Questo il problema della religione: il cattolicesimo, in tutte le sue varianti,tende esso stesso maggiormente ad escludere, a negare la filosofia di Cristo, che è la medesima di Buddha, Krisna, Mahoma o Hermes. Penso che la religione ed i suoi praticanti continuino a crocefiggere Gesù. Il mio intento è quello di proporre una nuova genesi, un nuovo esodo, una nuova Apocalisse e la speranzosa apparizione dell'uomo, senza più bandiera, geografia, ideologia e politica.


—Antida: Qual è il suo pensiero sulla donna in generale?


—W. M. Chavarro: Per natura, accosto alla donna una specie di deismo o magnificenza. La mia poesia non è altro che un'offerta la genere, non alla donna (o alle donne), bensì —come nella religione antica— alla femminilità in genere. Credo che la femminilità sia un'altra dimensione rispetto a quella maschile o viceversa. Non credo che la femminilità —e non la donna— sia il contrario del positivo, né il complementare a ciò che conosciamo come attivo. Come non credo negli opposti, la femminilità rappresenterebbe un'altra variante di ciò che si conosce come genere, e lo stesso ragionamento è valido per la dimensione maschile. Dunque, ANIQUIRONA (la Mia Eva), oltre ad essere la presenza onirica della femminilità rappresenta la poesia, la morte, la natura, la storia. Rappresenta anche la filosofia trascendentale, la conoscenza più antica. Questa donna —o questa presenza— abita un paese, un luogo, uno stato mentale: Schuaima. Tutto ciò che esisteva prima non ha niente a che vedere con il raggiungimento di mondi migliori, è solamente la narrazione di un mondo vivo, reale —in un'altra logica— lontana da una costruzione occidentale o positivista.


—Antida: Nelle sue poesie preferisce di più usare figure retoriche o esprimerer in termini concreti ciò che pensa?


—W. M. Chavarro: Né l'uno né l'altro. Credo che la retorica sia pericolosa quanto l'essere troppo specifici. La mia poesia ricorre alla narrativa, al linguaggio da novella e ciò non vuol dire che sia retorica. I miei primi tre libri di poesia possono essere letti come una novella, in essi si ritrova la struttura del racconto. 


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